Israele e Turchia: due governi terroristi da boicottare e contrastare

A cura di

imm-nakbaRifondazione Comunista

P  I  S  A

Pisa, 2 aprile 2018.   Nella tormentata regione mediorientale, la questione palestinese talvolta pare passare in secondo piano di fronte alle emergenze di altri popolazioni, ma ritorna d’improvviso agli onori della cronaca, confermando che il destino del popolo palestinese resta probabilmente il nodo centrale per la ricerca di una soluzione pacifica nell’intera area: non vi sarà mai una pacificazione del Medio Oriente se non si risolverà la questione dei diritti dei palestinesi espropriati delle proprie terre, delle proprie vite, di interi territori, costretti a vivere in condizioni di cattività e sottoposti a feroci repressioni militari.

Ai palestinesi è negato persino il diritto a manifestare: il 30 marzo, nella prima giornata della “Marcia del Ritorno”, iniziativa che prevede una serie di manifestazioni popolari e non violente previste fino al 15 maggio, giorno della fondazione dello Stato di Israele che i palestinesi ricordano come Nakba (la ‘catastrofe’, cioè l’esproprio delle terre e la deportazione di migliaia di palestinesi avvenuti con la forza esercitata dall’esercito israeliano), si è ricordato la Giornata della Terra, cioè l’esproprio di terre palestinesi nella Galilea avvenuto nel 1976 da parte di Israele.

Le migliaia di manifestanti, che si avvicinavano pacificamente al reticolato che separa Gaza da Israele, sono state accolte con lancio di artiglieria, pallottole di gomma (e non solo), utilizzo di droni (magari costruiti su progetto del Sant’Anna di Pisa!) per lancio di lacrimogeni sulla folla, ritorsioni con raid aerei su Gaza, con la penosa giustificazione da parte del governo israeliano che tra i manifestanti ci fossero terroristi infiltrati.

Il lancio di sassi e copertoni incendiati contro il recinto dietro cui stavano i mezzi blindati dei soldati israeliani, a tentativo di difesa, è l’unico “atto terroristico” che si può registrare da parte dei manifestanti, mentre il bilancio di 16 vittime e centinaia di feriti tra i palestinesi attesta drammaticamente e chiaramente che la violenza terroristica è stata esercitata da una sola parte: cioè dall’esercito e dallo stato israeliano contro la popolazione civile palestinese inerme.

La risposta israeliana alla manifestazione pacifica è un atto ostile contro una legittima manifestazione popolare, l’ennesimo episodio che dimostra come lo Stato di Israele, piuttosto che ricercare una soluzione pacifica, riconoscere i diritti del popolo palestinese e abbandonare la politica di occupazione e colonizzazione condannata ripetutamente da decine di risoluzioni dell’ONU, abbia adottato decisamente la strategia del terrore, appoggiato dall’irresponsabile amministrazione di Trump, per arrivare ad un definitivo dominio sull’intero territorio della Palestina, in spregio a ogni principio di diritto internazionale.

In questo disprezzo del diritto internazionale, Israele è in pessima compagnia: la Turchia.

C’è un parallelismo tra la violenza esercitata da Israele contro la popolazione palestinese e la repressione che la Turchia, spalleggiata dal fanatismo di Trump, sta esercitando contro i kurdi, che si sono trovati a fronteggiare con la propria eroica resistenza il terrorismo jihadista dell’ISIS da un lato e quello turco del sultano Erdogan dall’altro.

In questo frangente, la lotta dei kurdi è la medesima dei palestinesi, contro la prevaricazione di due stati che utilizzano il terrorismo come strumento di guerra e repressione contro i diritti di due popoli oppressi da decenni.

La comunità internazionale, il rappresentante della politica estera dell’UE dovranno affrontare finalmente questi nodi, se l’obiettivo è garantire una reale pacificazione dell’area mediorientale, finendo una volta per tutte di finanziare sottobanco il terrorismo jihadista.

È necessario costringere politicamente Israele e Turchia ad abbandonare la linea dell’intransigenza negazionista dei diritti del popolo palestinese e del popolo kurdo.

Cosi come è necessario costringere il governo italiano ad intervenire sui diplomatici israeliani e turchi affinché cessino le violenze e la repressione contro le manifestazioni pacifiche palestinesi e l’aggressione ai resistenti kurdi

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