Parco di San Rossore: le dispute interne al PD lo mettono a rischio. Affrontare le vere ragioni del degrado è l’unica strada per valorizzarlo

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san-rossore

Rifondazione Comunista Pisa

Una città in comune

L’inadeguatezza della classe dirigente del PD della nostra Regione da un lato e la propensione all’uso mercantile del Parco dall’altro portato avanti in questi anni dallo stesso Partito Democratico rischiano di mettere in grave crisi, più di quanto non lo sia già, il sistema delle aree protette e in particolare il Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli.

L’ennesima asprissima polemica di questi giorni scaturita dalla sciagurata gestione del rinnovo della cariche istituzionali del Parco ne è un chiaro indice, ma non l’unico.

Con la gestione appena conclusasi abbiamo avuto non pochi motivi di profondo dissenso: dalla Route nazionale dell’Agesci, alla manifestazione dell’Endurance degli sceicchi, alla recentissima e inaccettabile decisione di aumentare la militarizzazione del parco concedendo maggiori possibilità di esercitazione alla Folgore con la scusa della vigilanza. Per cui lungi da noi quindi voler difendere la gestione Manfredi-Gennai, a cui non abbiamo mai risparmiato critiche.

Ma quanto abbiamo già denunciato al momento del rinnovo del Presidente, assume oggi dei contorni ancora più chiari ed evidenti: la gestione del Parco di San Rossore viene intesa dal PD come mera riserva di incarichi da distribuire, poltrone da gestire nell’ambito degli equilibri interni su scala regionale, con modalità che speravamo ormai di aver lasciato alla Prima repubblica.

Da quanto emerge dalle varie dichiarazioni, il consiglio direttivo del Parco non è stato coinvolto nella decisione ma solo informato a giochi fatti contrariamente a quanto previsto dallo stesso statuto. Si è proceduto con una decisione improvvisa e non preparata, pregiudicando la possibilità di un passaggio di consegne nel segno della continuità amministrativa, fondamentale vista la fase di difficoltà appena attraversata.

Tutto questo dimostra l’inadeguatezza di fondo degli amministratori del PD. Quando il consigliere regionale Mazzeo dichiara: “… il nostro unico interesse è quello di avviare un percorso per permetterne la crescita e lo sviluppo nel rispetto dell’ambiente che lo caratterizza… ” dimostra di non sapere nulla degli obiettivi di un’area protetta, della storia del Parco e della sua importanza per il valore ambientale e naturalistico dei suoi ecosistemi, a prescindere dalla loro valorizzazione economica. La compatibilità ambientale dell’economia va cercata fuori, negli ambienti che il PD vuole distruggere con le sue grandi opere (Tangenziale Nord Est) mentre nel Parco l’ambiente è la ragione fondamentale e costitutiva.

Con la creazione di quest’area protetta è stata scritta una delle pagine più belle della protezione della natura in Italia: una pagina che l’incuria, l’ignoranza e soprattutto gli appetiti economici e politici vogliono evidentemente cancellare.

Quello di cui il Parco ha bisogno è una chiarezza politica nell’indirizzo strategico da parte della Regione e della Comunità del Parco. Difesa e ripristino degli ecosistemi (erosione costiera in primis),  maggiore fruizione diffusa e consapevole, serio investimento nella gestione: a distanza di vent’anni dai Piani di Gestione ancora poco di quanto previsto è stato fatto. Se non si affrontano seriamente i veri problemi dell’area protetta, tra non molto i prescelti, per curriculum o per affiliazione, si siederanno sulle macerie del parco.

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