Un piano per la Costa Toscana? Che sia radicalmente alternativo a quello di chi governa la Regione!

A cura di

costa-toscanaRifondazione Comunista Pisa

Una città in comune

La Regione Toscana, con apposita Commissione presieduta dal renzianissimo consigliere Antonio Mazzeo,  “lavora” ad un Piano per lo sviluppo della costa. Il baldo consigliere regionale del PD pisano è orgoglioso del lavoro che la “sua” commissione sta portando avanti: i dati dimostrano che le aree costiere sono in difficoltà e perdono terreno rispetto alle aree centrali della Regione e lui, con il “suo” piano, pensa di poter invertire la rotta. Peccato che la discussione ad oggi si svolga su documenti vaghi, al limite magniloquenti, ma non concreti né chiari, che non analizzano i fattori di crisi ed enunciano una serie di banalità ormai datate o provvedimenti fumosi, facendo qua e là riferimento a politiche già elaborate a livello nazionale e/o dall’Unione Europea. Difficilissima, se non impossibile, la ricostruzione chiara e completa delle proposte e delle relative modalità di finanziamento. A fronte poi di tale generale vaghezza, sono puntualmente citate alcune grandi opere e, tra gli interventi specifici previsti, alcuni sono già in fase di iter autorizzativo se non addirittura in fase di realizzazione!

Le consultazioni svolte per elaborare la proposta? Rendono evidente la tensione a consolidare rapporti di interesse e non hanno nulla a che vedere con una reale partecipazione.

Insomma, se una strategia c’è, è quella sempre enunciata dal PD:  “crescita” (o, meglio, logiche assistenziali e tutela di una chiara filiera di interessi) e una spruzzata di sostenibilità. Una strategia che non risolve le criticità, non dà vero sviluppo e al contempo devasta il territorio, e che viene immersa in un ”brodo” di politiche europee o nazionali senza nemmeno un tentativo reale di declinazione in base alle specificità locali. Non solo: una strategia che determina un’ulteriore polarizzazzione delle risorse verso le aree centrali, mentre puntare su ulteriori accentramenti significa acuire i punti di crisi.

In sintesi: vecchie ricette, incompetenza e clientelismo.

Il problema vero secondo noi è come superare questa logica, che ha già causato pesanti danni al territorio e che si tinge di un falso efficientismo, usato anche per negare i processi democratici e la partecipazione.

Occorre ribaltare del tutto il paradigma, partendo dal territorio tutto come risorsa rinnovabile e da rinnovare. Non serve un’economia che si limita a far girare soldi per un po’ alzando momentaneamente il PIL ma un nuovo sistema che costruisca in modo realmente partecipato le scelte strategiche, contemplando anche la necessità assoluta di evitare costi inutili o costi che nascono dal dover risanare i guasti determinati dai soliti vecchi modelli. Ragionare in modo serio e organico sulle aree decentrate come zone fondamentali per la tenuta socio-economica, ambientale e paesaggistica della costa. Esaminare con accuratezza la reale disponibilità e rinnovabilità delle risorse e commisurare a questo la progettualità, rifuggendo da logiche più pertinenti a costruzioni faraoniche. Valutare costi, adeguatezza e disponibilità dei servizi, sia alla popolazione sia alle imprese. Alla base, è evidente la necessità di affrontare i veri nodi che determinano gli evidenti fattori di criticità, anche per il mondo produttivo (peraltro, non solo della costa): dalla mancanza di una vera pianificazione economica (i governi nazionali in questo latitano da anni), ai costi ormai insostenibili dell’energia e dei servizi. Solo così è possibile perseguire una forza economica strutturale della costa.

Il piano che ci interessa e che abbiamo redatto (QUI) si imposta su questi cardini, non sulla bozza vacua ed evanescente del consigliere Mazzeo.

Rispondi