“#BUONISPESA: Ai Comuni affidata la fatica di gestire una misura che non basta, serve innescare un circolo virtuoso o sarà impossibile far bene “

A cura di

Coordinamento PRC Pisa

Pisa 1 aprile 2020

«Lo Stato c’è e nessuno sarà abbandonato». Con queste parole il premier #Conte ha eccessivamente esaltato lo sblocco anticipato delle risorse destinate ai comuni e attinti direttamente dal fondo di solidarietà. Non si tratta, quindi, di nuove risorse destinate alla sussistenza delle tante famiglie in seria difficoltà, ma di un anticipo di somme già spettanti ai Comuni.

È lo stesso ministro #Gualtieri che definisce la manovra «ossigeno immediato per i Comuni», i medesimi Comuni che sono stati per anni vittime del patto di stabilità e conseguenti tagli enormi sul piano economico-finanziario; Comuni che si trovano in queste ore investiti dell’impegno oneroso di organizzare la distribuzione dei buoni spesa ai propri cittadini bisognosi che ne faranno richiesta. Come poter svolgere al meglio il proprio ruolo di istituzione più prossima alla cittadinanza? La richiesta del Governo è che i Comuni, dopo essere stati per anni svuotati di competenze e di risorse, diano una risposta tutta istituzionale a dei bisogni che, troppo spesso, sono sfuggiti dall’ambito istituzionale stesso. Sono moltissime le famiglie in grave situazione di disagio economico e sociale che già prima dell’emergenza #Covid19 erano escluse dalle diverse forme di aiuto per limiti culturali, linguistici, sociali o legali, perché senza cittadinanza o perché impossibilitati ad autocertificare i propri piccoli lavoretti al nero. Oggi, nelle condizioni di restrizione che tutti conosciamo, queste situazioni sono aggravate ed è ancora più difficile per queste famiglie essere raggiunte dai Comuni già affaticati dalla gestione dei problemi ordinari ed eccezionali. Troppe le famiglie che non potranno o non sapranno seguire il corretto iter delle richieste burocratiche, proprio in un momento in cui il personale dei Comuni, quasi inesistente proprio in questo settore, non è esente da restrizioni e limitazioni legate alla malattia.

Se i Comuni saranno in grado di portare a compimento questo impegno, ciò sarà purtroppo possibile solo tramite lo sforzo congiunto con le tante realtà già esistenti sul territorio, assistenziali e del terzo settore, pagando un prezzo altissimo in termini di sovranità gestionale e decisionale. Un lavoro che comunque non sarà sufficiente se dovrà essere di lungo respiro, se non affiancato da una ricostruzione del valore istituzionale dei Comuni, dal momento che le strutture e le risorse destinate alle politiche sociali – in nome del patto di stabilità e del pareggio di bilancio – hanno subito pesanti tagli e ora si trovano a dover fronteggiare, senza nessun tipo di indicazione organizzativa un’emergenza di questo tipo, dove il rischio della carestia per chi sta peggio è già realtà.

L’anticipazione di fondi a pioggia da parte del Governo, non solo rischia in questo modo di non venire incontro alle esigenze reali delle persone in difficoltà, ma ci sembra assolutamente schizofrenico rispetto allo svuotamento di ruolo e di risorse degli ultimi anni.

È necessario denunciare che questo non basta: il senso di responsabilità degli enti locali e dei suoi lavoratori non basta più; servono urgentemente risorse da recuperare subito con la patrimoniale e non affidandosi a donazioni volontarie

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