RICATTI PADRONALI AI LAVORATORI DI ATI: RITIRARE IMMEDIATAMENTE LE SANZIONI

Il 23 marzo alcuni
lavoratori dell’Ati, azienda che lavora per la raccolta dei rifiuti
in tutta la #Valdera, si sono rifiutati di lavorare facendo presente
che gli erano stati forniti dei DPI (dispositivi di protezione
individuali) insufficienti visto il diffondersi del #coronavirus. Le
linee guida dell’istituto di sanità stabiliscono che per quanto
riguarda il settore ambiente e gestione dei rifiuti devono essere
utilizzate mascherine del tipo Ffp2 e non semplici mascherine usa e
getta come quelle fornite ai lavoratori.
Per tutta risposta
l’azienda ha inviato una lettera nella quale li accusa di essersi
rifiutati di eseguire la prestazione lavorativa senza un motivo
legittimo.
Sono stati accusati di insubordinazione ai superiori e
rischiano di perdere il lavoro per aver fatto valere i propri
diritti. L’Ati aveva il dovere di fornire ai lavoratori le protezioni
necessarie per poter svolgere il lavoro in sicurezza. Cercare di
scaricare le proprie mancanze sui lavoratori è un comportamento
irresponsabile e vigliacco.
Ma la responsabilità non è soltanto
di Ati, ma anche del CDA di #Geofor che, in quanto società
appaltante, ha il dovere di vigilare. Chi lavora in ATI e nelle
cooperative degli appalti, deve veder riconosciuto il proprio diritto
alla parità di condizioni rispetto ai lavoratori Geofor, non solo
per quanto riguarda la retribuzione, ma anche e soprattutto per
quanto riguarda la propria sicurezza, in special modo nel momento di
crisi sanitaria che stiamo vivendo.
ATI ritiri immediatamente i
provvedimenti disciplinari nei confronti dei lavoratori e si impegni
a garantire e rispettare i più stringenti protocolli per tutelare i
lavoratori tramite l’uso di DPI adeguati e modelli organizzativi del
lavoro che eliminino il rischio del contagio.
Ai lavoratori
colpiti dal provvedimento va la nostra più totale solidarietà. A
loro ed i loro colleghi va il nostro ringraziamento perché
nonostante il periodo garantiscono un servizio essenziale per tutta
la cittadinanza.