La difesa della scuola pubblica tra diritto allo studio e tutela della salute collettiva.

La difesa della scuola pubblica tra diritto allo studio per tutte e tutti e tutela della salute collettiva: riorganizzare spazi e locali, assumere insegnanti e Ata, garantire l’accesso allo studio!

Si stanno aprendo le maglie della clausura imposta per bloccare il diffondersi del contagio, e già si aprono le contraddizioni politiche in moltissimi ambiti della società: tra questi, in quello della scuola si sta aprendo una crepa profonda tra le diverse esigenze dei soggetti interessati (praticamente tutte le famiglie del paese) e gli approcci diversi che manifestano obiettivi che possono diventare contrastanti.

Innanzitutto, per quanto riguarda la scuola, il principio fondamentale da rispettare è quello costituzionale del diritto allo studio per i milioni di studenti dalle scuole dell’infanzia, alle primarie, alle medie e superiori. In una situazione emergenziale come è stata quella dei tre mesi trascorsi, ma che ancora non si è risolta definitivamente, il ricorso alle piattaforme digitali ha rappresentato una soluzione molto controversa: l’intento di mantenere aperto il canale tra insegnanti e alunni, con la ormai famosa DAD “didattica a distanza”, ha provocato differenze marcate tra studenti dotati di tutti gli strumenti e i collegamenti e studenti non attrezzati; tra scuole, in molti casi non attrezzate; tra docenti travolti da una modalità che stravolge la relazione soprattutto con i più piccoli delle primarie e delle medie.

Senza avere posizioni pregiudizialmente contrarie alla tecnologia, va però evidenziato che il collegamento internet per fare scuola contiene in sé molteplici controindicazioni: se è stato utilizzato nell’emergenza, o come strumento di integrazione della didattica “in presenza” (da utilizzare con molta parsimonia), non può essere sicuramente considerato un mezzo per la didattica ordinaria, sostitutivo delle lezioni nelle aule con gli studenti in carne e ossa, la cui socialità è necessaria per un corretto e armonioso apprendimento educativo.

Il primo obiettivo da perseguire è perciò quello di ripristinare il prima possibile, nella piena sicurezza per alunni, insegnanti, personale ATA, la “scuola in classe”, condizione prioritaria per difendere e rafforzare il diritto allo studio per tutte e tutti, riconoscendo il processo educativo fondato sulla relazione e non sulla mera comunicazione digitale.

Innanzitutto, occorrerà la massiccia assunzione di insegnanti, ma anche di ATA (custodi, tecnici di laboratorio, personale di segreteria), per garantire spazi, tempi, lezioni in sicurezza per tutti, stabilizzando e dando continuità a tutti quei precari che hanno permesso l’apertura e il funzionamento delle scuole, la cui assunzione definitiva e immediata è necessaria per l’urgenza e l’emergenza della situazione. 

Per consentire la ripartenza delle scuole a settembre occorrerà, oltre alla volontà del governo centrale, anche l’impegno degli enti locali, delle amministrazioni comunali e provinciali, della Regione: oltre a tutti i protocolli per la sicurezza che saranno predisposti, sarà necessario riorganizzare i locali e gli spazi delle scuole, e individuare edifici che possano essere utilizzati per dislocare classi o plessi scolastici, per evitare assembramenti. Alla fine dell’emergenza una parte di questi locali potrebbero consentire di risolvere il problema delle cosiddette “classi pollaio”, permettendo più classi con un numero non superiore ai venti alunni.

Come Rifondazione Comunista chiediamo che le amministrazioni locali, comunali provinciali e regionale investano, nelle proprie competenze, in questo settore fondamentale, mettendo a disposizione delle scuole spazi ed edifici (biblioteche, sale riunioni, circoscrizioni), eventualmente personale di supporto per l’igienizzazione dei locali, per poter realizzare il rientro per tutti, già da settembre, in sicurezza.

Per fare questo occorre orientare tutte le risorse verso la messa in sicurezza (sotto tutti i punti di vista) degli edifici che ospitano e ospiteranno le scuole pubbliche, evitando di trasferire finanziamenti (in forme di bonus o con qualsiasi altra modalità) alle scuole private: solamente in questo modo sarà salvaguardata la scuola pubblica e il diritto allo studio per tutti, evitando discriminazioni per disparità socio-economiche tra studenti e tra famiglie.

Rifondazione Comunista Pisa
Giovani Comunisti Pisa

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