Conclusa la Festa Nazionale di Liberazione, Barbuti: “Ora Syriza in Italia e anche a Pisa”

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(da Pisanotizie.it) L’intervista al segretario provinciale del Prc per un primo bilancio. Dalla crisi economica alle critiche al governo Monti, dal rapporto con il Pd alla costruzione di una sinistra unita nel paese. Sullo sfondo le amministrative del 2013 e la proposta di Rifondazione Comunista in vista di questo appuntamento elettorale.

Si è conclusa domenica dopo due settimane di iniziative e dibattiti la Festa Nazionale di Liberazione a Marina di Pisa. Per 15 giorni decine di volontari di Rifondazione hanno animato e organizzato questo consueto appuntamento che quest’anno però ha assunto una valenza particolare essendo stato scelto come sede nazionale della Festa del Prc.

Pisanotizie ha intervistato il segretario provinciale, Luca Barbuti, mentre era ancora impegnato a smontare gli stand per un primo bilancio di questa Festa.

Si è da poche ore conclusa la Festa di Liberazione, e quest’anno quello di Marina di Pisa è diventato anche l’appuntamento nazionale per il Prc. Qual è il bilancio?

Per la nostra Federazione le Feste di Liberazione sono un appuntamento importantissimo. Tutti i militanti del Partito hanno ormai chiaro che per Rifondazione Comunista, e in particolare a Pisa, esistono solo le proprie forze per poter rendere visibile la nostra esistenza e proposta politica ed è per questo che c’è un grande investimento di energie da parte delle compagne e dei compagni nella festa di Marina. E quando un collettivo cosi ben amalgamato e con un obiettivo ben chiaro si impegna, cosi come abbiamo fatto in questi 18 giorni, raramente i bilanci possono essere negativi. La fiducia data poi dal Nazionale alla nostra Federazione penso che sia stata meritata. Il contributo ricevuto da Roma ha ben integrato il nostro lavoro e cosi ne ha guadagnato il confronto politico affrontato nei dibattiti che quest’anno è stato davvero eccellente. Il nostro ristorante non ha mai visto una serata andata male e per gli spettacoli, un esempio per tutti la serata dedicata al ricordo dei compagni Luciano e Ivan Della Mea sarà sicuramente una di quelle che rimarrà nella storia delle nostre feste.
Ovviamente la Festa non è certo stata fuori dalla crisi che travolge il nostro paese. É presto per parlare del bilancio economico ma una certezza ce l’abbiamo avuta sin da subito: nonostante le presenze siano state circa quelle degli anni scorsi, la media della spesa pro capite è calata sensibilmente. E purtroppo non è stato l’unico segnale: molti bisogni sociali si sono manifestati all’interno della festa e a questi abbiamo cercato, con le nostre poche risorse, di dare una risposta.

Una festa che è stata anche occasione di confronto su numerosi temi. Dal palco di Marina il segretario Ferrero ha rilanciato la proposta di una “Syriza italiana”. Condivide questa opzione?

Questa opzione è l’unica possibile per cambiare le sorti del nostro paese e dell’Europa. Chi ancora si spende per aggiustamenti, per soluzioni emergenziali, per migliorare l’esistente come stanno facendo coloro che sostengono il governo Monti si sta assumendo la responsabilità di mandare inesorabilmente alla rovina un numero sempre maggiore di italiani. Con queste politiche si sta aumentando la disoccupazione e povertà, mentre i soliti noti si arricchiscono sempre più sia economicamente che socialmente. L’alternativa oggi impone un radicale cambiamento del sistema o sarà la barbarie. Ecco perché condivido l’opzione della proposta greca per fermare l’Europa delle banche e dei banchieri.

Una sinistra unita come sommatoria dei partiti esistenti, o qualcosa di diverso?

La strada della semplice sommatoria dei partiti è sempre fallita. La sinistra unita la deve “imporre” il popolo della sinistra e ho la sensazione che non manchi molto. Non ci dobbiamo quindi inventare niente. La storia e alcune esperienze attuali come in America latina e appunto in Grecia già hanno tracciato la strada. Tocca a noi che abbiamo individuato quei percorsi dimostrare che l’alternativa al capitalismo sfrenato esiste ed è possibile praticarla. Poi sarà il popolo della sinistra, oggi giustamente critico nei nostri confronti, a guidare la sua rappresentanza, che però non potrà essere che partitica. Solo con i partiti si governa il paese, i territori, l’Europa.

Nelle ultime settimane vi sono state due importanti sentenze su Genova. Qual è il suo giudizio?

Con fatica, amarezze e anche disperazione abbiamo attraversato questi dieci anni da quel luglio del 2001. Avendo visto e vissuto con i miei occhi quelle giornate mi è sembrato impossibile che venisse riscritta la storia di quei giorni in modo così diverso rispetto a ciò che era accaduto. Mi sono sempre detto che prima o poi la verità si sarebbe imposta, ma ancora la strada è molto lunga.

Al riguardo Di Pietro in una recente intervista al Manifesto ha detto che anche i manifestanti devono chiedere scusa per i crimini compiuti in strada. Condivide questa posizione? E’ possibile per voi un’alleanza con un partito che dà questa lettura di un evento come quello di Genova 2001?

Mi verrebbe da dire:”Di che cosa parla Di Pietro”. Penso che si tratti di un’affermazione è molto grave che abbia molto più a che fare con la ricerca di benefici nella politica di oggi che con la storia di Genova 2001. E questo nessuno se lo deve permettere.
L’alleanza con Di Pietro? Sono tante le cose che dovrebbero cambiare per arrivare ad una alleanza di governo tra noi e loro e queste sua dichiarazioni si vanno a sommare ad altri aspetti negativi che già esistono. Ma come dicevo prima il popolo, se vogliamo uscire dalla crisi, imporrà a tutti noi notevoli cambiamenti e chissà che anche l’IdV non ne subisca l’influenza?

Tornando alla festa, uno dei temi centrali è stato il lavoro. Dopo il voto da parte del Pd della riforma Fornero che voi avete duramente criticato esistono degli spazi di confronto con il Pd?

Con questo Pd che sorregge Monti no, non ne esistono. Monti, per le soluzioni economico finanziarie, è di gran lunga peggiore del governo precedente e per questo chi lo sostiene non rientra tra i nostri possibili interlocutori. O la crisi si contribuisce a superarla rispondendo ai bisogni delle lavoratrici, dei lavoratori, dei disoccupati come delle precarie, dei pensionati e degli studenti e allora ben venga il confronto oppure si sta con Monti che fa gli interessi di pochi e già ricchi. Ma a me pare che anche qualcuno dentro il Pd, spinto da pezzi del proprio elettorato, se ne stia accorgendo e quindi, vedremo cosa accadrà.

Veniamo al livello locale. Di fatto la campagna elettorale anche a Pisa in vista delle elezioni amministrative è iniziata. Qual è la vostra proposta politica in vista di questo appuntamento?

La stiamo costruendo con la città. Ovviamente fonda le sue radici in ciò che sino ad oggi abbiamo sostenuto: bisogni sociali, diritto al lavoro buono, alla casa, valorizzazione delle periferie con il recupero di spazi per la socializzazione di coloro che oggi ne sono esclusi, diritti dei migranti. Insomma mi piacerebbe poter arrivare a definire una proposta che risponda realmente e compiutamente alle istanze dei soggetti socialmente deboli e che sia al contempo e ferma e intransigente con i poteri forti.

Sel chiede le primarie. Voi siete contrari? E quale proposta avanzate a Sel?

Non direi che siamo contrari, siamo realisti. Le primarie nella loro concezione storica e teorica sono l’ultimo passo di un percorso per la candidatura al governo di un territorio: prima c’è la condivisone delle linee politiche di governo tra forze simili, poi la partecipazione popolare per la stesura di un programma condiviso ed infine, se esistono tutte queste condizione e la coalizione ha più candidati che possono meglio attuare quella proposta politica-istituzionale, si va alle primarie. A Pisa c’è tutto questo? No. Anzi il PD a me pare che sempre più condivida le linee politiche con i moderati fuoriusciti dai partiti di centrodestra; il documento reso pubblico della direzione cittadina del partito democratico propone, dandone un giudizio più che positivo, di proseguire con l’attuale sindaco la prossima legislatura; la partecipazione popolare ormai per molti è solo la chiamata a ratificare decisioni già prese nei palazzi, quindi le primarie a Pisa non sono all’ordine del giorno.

Noi proponiamo a Sel l’unità della sinistra sul modello Syriza. Ci auguriamo che ci sia una risposta positiva su questa opzione in modo da fare insieme tutti i passaggi programmatici necessari. E a quel punto può essere che ci sia anche bisogno delle primarie. Vedremo. Rifondazione comunista da parte sua non crede molto alle primarie come forma di partecipazione popolare ma se questa è avvenuta realmente nella costruzione della proposta di governo niente di drammatico nell’affrontarle.

Un’ultima domanda sulle questioni locali. Nelle ultime settimane il vostro consigliere comunale Maurizio Bini ha fatto esplodere il “caso” dei terreni comunali del porto di Marina, una vicenda sulla quale ancora non si è fatta chiarezza. Qual è la sua posizione al riguardo?

Non è corretto dire che sia stato il nostro consigliere a far “esplodere” il caso del porto di Marina. Il caso era rappresentato dal fatto che da mesi i lavori a Bocca d’Arno erano sospesi. Noi siamo venuti in possesso ed abbiamo letto gli atti che l’amministrazione comunale ha prodotto su quel progetto ed è bastato questo per arrivare addirittura alla secretazione di questo plico. A questo punto prima che a noi spetta all’amministrazione comunale fare chiarezza su un progetto cosi imponente. Si parla di consumo di territorio, di finanziamenti, di soldi pubblici la cui spesa deve essere giustificata. Prima la giunta comunale farà chiarezza, prima verrà sgomberato il campo da cattivi pensieri.

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