Festa di Liberazione a Buti: il dibattito sul ruolo dell’Arci

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[da Il Tirreno – 18/08/13] BUTI. Da una parte, una politica sempre più lontana dalla gente, e quindi autoreferenziale, rovinosamente sradicata dal territorio. Dall’altra, gente sempre più disinteressata alla politica, annoiata da slogan e facce sempre uguali, convinta del fatto che “tanto non cambia mai nulla”. E al centro, in veste di concreto, fattivo tessuto connettivo costretto a remare controcorrente (lungo le insidiose rapide di un’epoca in cui è molto più facile connettersi col mondo virtuale che con quello reale), di ultimo baluardo dell’aggregazione «come si faceva una volta», l’universo dell’associazionismo, del volontariato, della promozione sociale. Che di questi tempi grami, insediati dai fantasmi della disoccupazione, dello spread, diventa l’involontaria, ma precisa, implacabile, cartina di tornasole. Capire i circoli e le case del popolo di oggi per capire l’oggi, osservando il tutto da prospettive ovviamente di sinistra, e che alla sinistra si rivolgono, ponendo domande (anche scomode), evidenziando contraddizioni, sottolineando rischi e problematiche, e sì, anche valorizzando ciò che c’è di buono e, nonostante tutto, funziona. Tutto questo lo scorso venerdì sera, al circolo Arci “Primo Maggio” di Buti, che in questa settimana ha ospitato la Festa di Liberazione, tradizionale appuntamento (che si conclude oggi) con il Partito della Rifondazione Comunista pisano. Eloquente il titolo del dibattito organizzato dai responsabili dell’unione comunale di Rifondazione comunista di Buti Franco Borsellini e Piero Matteoli: “Il volontariato nella crisi della nostra società”. Assieme a Luciano Pioli, presidente del Primo Maggio di Buti, ne hanno parlato Gianluca Mengozzi, presidente di Arci Toscana, Salvatore Allocca, assessore regionale al Welfare, Luca Barbuti, segretario di Rifondazione comunista Pisa, Isa Garosi, assessore al Sociale del Comune di Buti, Luca Andreini, consigliere del Comune di Buti con delega alla Protezione civile e all’Antincendio, Carla Cocilova, di Arci Valdera. La questione fondamentale, dirimente, la centra subito Luca Barbuti. Con una riflessione in cui si parla di «volontariato che si sta sostituendo alle istituzioni, rischiando di perdere la propria identità, che lo vorrebbe integrativo al sistema, non sostitutivo», di «equilibri da rivedere tra il pubblico e il privato». È già tutto lì, a pensarci. E infatti Mengozzi e Allocca ammettono che, «per rispondere in maniera esauriente, ci vorrebbe un trattato». Ma ci provano, rifacendosi a un semplice, basilare concetto: «I circoli e le case del popolo sono i posti della sinistra, e vogliono continuare a esserlo. Siamo tanti, lo dicono i numeri: 1.350 luoghi d’aggregazione Arci solo in Toscana». Punti d’incontro che rappresentano, sottolineano Garosi e Andreini, «un fondamentale presidio di socialità, di cultura, un’irrinunciabile rete di assistenza spontanea tra associazioni e cittadini». (a.l.)

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