Allarme sul CISAM acuito da mancata partecipazione. Chiediamo tavolo di controllo aperto ai cittadini

cisam1Il 15 novembre il CISAM ha iniziato lo sversamento nel Canale dei Navicelli dei circa 750 mila metri cubi di “acqua trattata”, proveniente dalle vasche di raffreddamento del reattore nucleare di S. Piero a Grado. Si tratta di un procedimento con pochi precedenti, estremamente delicato e costoso, che ha suscitato nella popolazione legittime preoccupazioni riguardo alla sua sicurezza e soprattutto al suo impatto sulla salute e sull’ambiente. Tali preoccupazioni sono state acuite dalle dubbie e opache procedure di autorizzazione del procedimento e dalla carenza di momenti di confronto pubblico, che l’amministrazione comunale di Pisa in tutti questi mesi ha mancato di promuovere. Dal confronto con i comitati e coi cittadini si potevano invece chiarire le competenze dei soggetti coinvolti, sottoporre a verifica i punti controversi e individuare eventualmente procedure alternative.

L’11 gennaio 2013, a pochi giorni dall’annuncio di scarico delle “acque trattate” del CISAM, abbiamo presentato un’interpellanza in Consiglio Provinciale per verificare la correttezza della procedura di autorizzazione. Durante la discussione è emersa una prima forte criticità: la scelta di autorizzare l’operazione come sversamento di acque industriali invece che di acque contaminate, facendo riferimento al Codice dell’ambiente invece che al Decreto legislativo 230/95 sui “principi generali di protezione dalle radiazioni ionizzanti”. Tale scelta è stata tra le cause dell’allarme suscitato dall’operazione, in quanto ha ridotto gli strumenti di valutazione e di controllo a disposizione. L’allarme poteva essere certamente ridotto se lo scarico e, in generale, l’intera fase finale di smantellamento del reattore fosse stata sottoposta a un procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), affidandone la gestione e i controlli ad un ente terzo indipendente, e facendo precedere ogni fase da adeguata informazione e discussione pubblica. Inoltre, dal momento che attraverso il Canale dei Navicelli le “acque trattate” entreranno nel Sito di Interesse Comunitario della Selva Pisana, la procedura andava sottoposta alla Valutazione di incidenza ambientale prevista per questo tipo di aree, nella fattispecie a cura del Parco di S. Rossore.

Anche se dalle analisi realizzate dall’ENEA sui campioni delle “acque trattate” emerge il rispetto dei limiti di legge, per garantire in futuro la massima informazione e partecipazione, chiediamo che il tavolo attivato presso la Prefettura con le autorità competenti, e aperto alla stampa, veda la partecipazione a pari titolo di delegati dei cittadini e dei comitati, e di esperti indipendenti. Questo tavolo dovrà innanzitutto confrontare i dati delle acque del CISAM prima e dopo il trattamento per valutare l’efficacia della procedura, dovrà estendere l’analisi ad altre matrici come l’acqua marina e l’acqua potabile, e dovrà organizzare periodiche assemblee territoriali aperte alla cittadinanza in cui discutere risultati e fasi successive del procedimento. Chiediamo inoltre che le autorità competenti in materia di salute pubblica e tutela ambientale, come l’USL, il Comune e l’ARPAT, acquisiscano e rendano note tutte le informazioni relative alle fasi successive di smantellamento del reattore, su cui finora si è discusso troppo poco. Ad oggi, poco o nulla sappiamo dei rischi e delle procedure per la decontaminazione, la compattazione, la cementificazione e il deposito dei rifiuti solidi presenti nel sito del vecchio reattore.

Lo scarico delle “acque trattate” del CISAM ci ha reso tutti consapevoli del fatto di aver vissuto, per decenni, in prossimità di un reattore nucleare. Crediamo sia compito delle istituzioni promuovere da subito uno studio sulla situazione generale dell’area e sui suoi eventuali livelli di contaminazione, a causa di strutture obsolete di cui poco si sa quanto alla capacità di contenimento delle radiazioni in tutti questi anni. Non solo il reattore deve essere smantellato in tutta sicurezza, ma la popolazione deve essere certa di non essere esposta a fattori nocivi.

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