Aprile…25!

25-aprile-sempre Aprile…25!

di Andrea Corti. Settanta anni sono trascorsi: numerose voci si sono spente, e tante non sono state ascoltate da troppi anni, mentre veniva portata avanti una chirurgica operazione di rimozione se non addirittura di vero e proprio revisionismo, con il palese intento mistificatorio di contrastare una vera e approfondita analisi storica, culturale e politica di cosa è stato e di che cosa è il fascismo.

Si è così troppo spesso ignorato il fatto che il fascismo nascendo e affermandosi anteriormente è stato l’ispiratore e il motore culturale delle successive dittature nazifasciste in Spagna e Germania. Si è tralasciato frettolosamente di considerare quello che Umberto Eco affermava anni fa: “Anche se i regimi politici possono venire rovesciati, e le ideologie criticate e delegittimate, dietro un regime e la sua ideologia c’è sempre un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e di insondabili pulsioni. C’è dunque ancora un altro fantasma che si aggira per l’Europa (per non parlare di altre parti del mondo)?”

Si è parlato troppo spesso di stragi perpetrate soltanto dai nazisti, omettendo la responsabilità degli italiani della Repubblica Sociale Italia e non solo. Si ricordano i nomi dei gerarchi nazisti da Goebels a Himmler, ma ci si dimentica di Mario Roatta, impunito generale italiano responsabile in Slovenia di rappresaglie, incendi di case e villaggi, esecuzioni sommarie, raccolta e uccisione di ostaggi, internamenti nei campi di concentramento. Si parla oggi forse troppo poco dei cosiddetti “orfani di Salò” tra i principali responsabili della stagione stragista che ha attraversato il nostro paese.

Se vogliamo invece riaffermare il valore e l’attualità del 25 aprile dovremmo avere il coraggio di affrontare le origini culturali del fascismo e la sua attualità. Dovremmo comprendere come il fascismo, sempre citando Eco, si basa su un “populismo qualitativo” che contraddistingue non soltanto le forze più apertamente di destra. Dovremmo riconoscere nella volontà punitiva del diverso, tipica del fascismo, la forza motrice dei manganelli nella notte della Diaz e l’onda montante della xenofobia. Dovremmo intravedere un’ombra proto fascista nella prevalenza dell’azione rispetto all’elaborazione quando si vogliono modificare profondamente e contemporaneamente oltre quaranta articoli della Carta Costituzionale e la legge elettorale.

Dovremmo allora aver maggiore cura e rispetto della nostra Costituzione armoniosamente imperniata sulla ferrea opposizione alle origini politiche e culturali del fascismo affinché tali logiche, soprattutto in tempi di crisi economica e sociale non si possano riaffermare ne ora ne mai.

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