Appello ai commercianti: i nostri problemi sono altri, non facciamoci trascinare in polemiche strumentali, in una cultura conflittuale

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Da tempo un significativo fastidio mi assale quando leggo sulla stampa locale le prese di posizione dei vari esponenti di Confcommercio e Confesercenti sulle problematiche che affliggono le categorie che entrambe intendono rappresentare.

Con tanta energia e visibilità ormai parrebbe che a detta di questi rappresentanti i problemi che ci affliggono siano i venditori abusivi e le sagre. Certo, sono due problemi veri, che incidano nel nostro lavoro quotidiano ma altrettanto non penso e soprattutto non riscontro che essi siano i due principali. Anzi, se fossero affrontati e risolti altri problemi forse di questi due nemmeno ce ne accorgeremo.

Oggi i problemi che affliggono il nostro settore sono a mio avviso soprattutto altri. L’enorme difficoltà di accesso al credito – e quando avviene ha prezzi insostenibili – , i prezzi di acquisto delle merci ( i supermercati applicano cifre inferiori a quelli dei nostri diretti fornitori ), le tasse anche locali sempre più numerose e insostenibili. E che dire di Siae, dell’altissimo canone Tv o di costi che affrontiamo proprio anche tramite le organizzazioni come ad esempio per l’HCCP ? E della povertà in aumento che porta ad una minor capacità di spesa dei cittadini? Potrei aggiungere la concorrenza “sleale” della grande distribuzione come l’impotenza nei confronti delle concessionarie dei giochi – d’azzardo –. Ogni commerciante, ogni ristoratore o albergatore sono convinto che potrebbe individuarne, aggiungerne altre. E invece l’attenzione, il grande impegno che viene reso pubblico è, a mio avviso, per le quisquilie.

Sottolineo: i fatti di questi giorni al Duomo di Pisa non sono giustificabili; va la mia solidarietà, vicinanza e sostegno a chi ha subito aggressioni: erano anch’essi a fare il suo dovere, il suo lavoro.

Ed a proposito di lavoro, che cosa ne pensano i miei rappresentanti delle condizioni dei “ dipendenti” del mio settore? Da giorni anche questo aspetto, denunciato da altre fonti, è sulla cronaca. Ed io me ne vergogno. Molti colleghi rovinano la categoria con la schiavitù che impongono ad apprendisti barristi, cuochi, camerieri. Giovani, disoccupate.

Lavoratrici e lavoratori che grazie alla crisi vengono presi per fame a condizioni di schiavitù. Chiedo ad esempio che su questo i vari esponenti di Confesercenti e Confcommercio prendano posizione con tanta energia e durezza come per i venditori abusivi. Non è forse anche questa una forma grave di illegalità? Perché non cominciare ad espellere chi contravviene alle regole di assunzione dalle nostre organizzazioni? Questi rovinano l’immagine di una categoria che è fatta da tante e tanti (spero la maggioranza) che non si sognano minimamente di applicare tanta disonestà per arricchirsi. Vengo da una famiglia di commercianti e ne conosco tantissimi che si alzano la mattina all’alba e con fatica e impegno economico ma anche sociale, prima di tutto, tirano su la saracinesca con umiltà e devozione. Mai sarebbero in grado di trattare un dipendente come fanno molti di quelli che si leggono in questi giorni. Questo non è un problema per l’immagine, per la credibilità e il futuro della categoria? Non sento e non vedo parole spese per questo. In fin dei conti se i nostri dipendenti si trovassero euro da spendere in tasca tornerebbero anche nelle nostre botteghe, nei nostri esercizi come clienti. Giusto?

E non mi si risponda che si fa per reggere, per arrivare a buio. Io – da 29 anni – e moltissimi altri a buio ci arriviamo senza mettere in atto quelle vergogne.

Si, è vero non solo sono un commerciante. Sono anche un convinto militante di Rifondazione Comunista e vedo le cose anche da quella prospettiva sociale.

E come militante politico sono il primo a sostenere che se le leggi sono ingiuste vanno disobbedite ma non per una soddisfazione soggettiva, non per un arricchimento personale; la disobbedienza va organizzata, fatta con trasparenza, per il bene sociale, per l’ uguaglianza, per una redistribuzione delle ricchezza equa. Chi lo fa per ingrassare il proprio conto in banca non lo condivido e, se mi è possibile, lo contrasto.

Nelle polemiche che da tempo vengono rese pubbliche dai vertici delle organizzazioni vedo più un interesse di alcuni che l’impegno ad attenuare le problematiche delle categorie e, con gli occhi del militante politico, non vorrei che ciò portasse ad una candidatura istituzionale di qualcuno.

Faccio appello ai tanti miei colleghi, commercianti, albergatori, ristoratori della città e della provincia: non ci facciamo trascinare in polemiche strumentali, in una cultura conflittuale; alle nostre organizzazioni chiediamo che affrontino davvero i nostri problemi e che ciò sia frutto anche di una democrazia interna che, posso dire con cognizione di causa, langue profondamente.

Luca Barbuti
Commerciante, Militante politico

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