Come Calambrone? Modello speculativo a vantaggio di pochi. Ci vuole ben altro !!!
A cura di
Rifondazione Comunista Pisa
Una città in comune
Non esistono dubbi sulla paternità dell’On. Fontanelli in quello che viene definito il recupero e lo sviluppo di Calambrone, che fa parte di altre numerose vicende urbanistiche che hanno visto la trasformazione della nostra città: il sogno di “Pisa dei miracoli”.
Opere che non sempre hanno determinato per la città e soprattutto per i suoi cittadini benessere o miglioramento della qualità di vita.
Viene però ricordato “l’impegno e la determinazione di alcuni investitori privati”, peccato che non si ricordi che alcuni di questi stessi imprenditori non abbiano pagato le tasse dovute, non realizzato tutte le opere pubbliche dovute e, come se non bastasse, abbiano presentato fideiussioni “tossiche”.
Tutto questo sotto gli occhi volutamente miopi di chi amministra la città che, utilizzando la politica di “non disturbare il conducente”, non ha esercitato azioni di verifica e controllo se non dopo la denuncia del nostro gruppo consiliare, per altro con scarsi risultati.
Appare inoltre assai poco edificante creare un parallelismo tra la presenza di un campo rom e il “degrado” e la “legalità” , per altro contrapponendovi una cementificazione. Assonanza benpensante in una città dove spesso abbiamo una legalità a due velocità: una fortemente reclamata per la cittadinanza più fragile e controcorrente e una compiacente per notabili e potenti.
Ricordiamo peraltro che molte famiglie rom allora presenti a Calambrone, anche nella Colonia oggetto di ristrutturazione, erano allocate e seguite dalla SdS per conto della Giunta Fontanelli.
Quel che appare chiaramente dalla presa di posizione dell’On Fontanelli è la volontà di non disconoscere le politiche del centro sinistra a Pisa e di continuità con le scelte amministrative che da vent’anni vengono portante avanti. Si, traspare la necessità di qualche correttivo qua e là, ma su quale sia il modello di città e quali siano gli interlocutori con cui MdP voglia svilupparlo, non rimangono molti dubbi. Un progetto di città che non vorremmo fosse ricordato con gli scheletri delle torri di Bulgarella.
Invitiamo pertanto Mdp a fare un analisi senza infingimenti di quali siano state le effettive ricadute delle scelte politiche di chi ha amministrato la città. Dalla Sesta Porta, al parcheggio di P.zza Vittorio Emanuele come il Porto di Marina di Pisa sono il simbolo di un modello di sviluppo sociale ed economico che nei fatti ha portato ad un aumento delle disuguaglianze tra le varie classe sociali che vivono la nostra città.
Molte questioni aperte – e a cui da sempre ci siamo opposti – sulle quali Rifondazione Comunista e Una Città in comune non si sottrarranno ad una riflessione e confronto pubblico con chiunque voglia affrontarle profondamente e con l’obbiettivo di cambiare modello di sviluppo per la nostra città.