LAVORO, FISCO, WELFARE: LE RICADUTE DELLA MANOVRA SUI TERRITORI E SUI CITTADINI, E L’ALTERNATIVA INDISPENSABILE
A cura di
RIFONDAZIONE COMUNISTA
P I S A
Pisa 15 dicembre 2018. Anche nel 2018 gli ultimi mesi dell’anno sono stati occupati dalla discussione sulla Legge di Bilancio. Mai come quest’anno, però, è stato difficile per i cittadini capire cosa effettivamente prevedesse la manovra finanziaria. Da una parte, i provvedimenti più pubblicizzati come la “Quota 100”, il cosiddetto “reddito di cittadinanza” e la cosiddetta “flat tax”, sono stati oggetto più di propaganda che di informazione sui loro contenuti reali e sui loro effetti. Dall’altra parte, il braccio di ferro con la Commissione Europea sull’applicazione dei vincoli di bilancio ha visto alla fine il governo Lega-M5S fare marcia indietro, su un rapporto deficit/PIL al 2,04% rispetto al 2,4% previsto inizialmente, con la conseguenza che le risorse disponibili per finanziare i provvedimenti tanto propagandati sono ora assai ridotte.
Come Rifondazione Comunista Pisa abbiamo sentito fortemente l’esigenza di fare chiarezza su questi temi molto importanti, dando ai nostri militanti e a tutta la cittadinanza un’occasione per farsi un’idea autonoma e critica di quello che è previsto, allo stato attuale, dalla Legge di Bilancio. Per questo invitiamo tutte e tutti a partecipare all’incontro pubblico “Lavoro, fisco, welfare: le ricadute della manovra sui territori e sui cittadini, e l’alternativa indispensabile”, che si terrà giovedì 20 Dicembre ore 21.30 presso il circolo arci di Pappiana (San Giuliano), via Lenin 96.
Sarà l’occasione per spiegare che la “Quota 100” non cancella ma modifica in modo parziale la Legge Fornero: non solo bisogna avere almeno 62 anni d’età e 38 di contributi versati, ma chi andrà in pensione con queste soglie vedrà la propria pensione lorda decurtata tra il 5 e il 30 per cento, a seconda degli anni di anticipo rispetto a quanto previsto dalla Legge Fornero. Sembra poi che si possa trattare di un provvedimento a tempo, ossia solo per i prossimi tre anni. Inoltre, in alcuni settori come la sanità, questi pensionamenti potrebbero mettere in crisi il sistema, perché a causa del blocco delle assunzioni tuttora in vigore il personale che andrà in pensione non verrà adeguatamente sostituito.
Per quanto riguarda il “reddito di cittadinanza”, è importante chiarire che il provvedimento-bandiera del M5S non ha nulla a che fare con il reddito minimo garantito per cui ci siamo sempre battuti. Il previsto sussidio di circa 780 a euro al mese o comunque sufficiente a portare il reddito a 780 euro, con alcune variazioni in base alle dimensioni del nucleo familiare, è condizionato al fatto di accettare uno dei primi tre lavori che saranno offerti dal Centro per l’Impiego e di partecipare per un massimo di 8 ore settimanali a progetti “utili per la collettività” organizzati a livello comunale (che potrebbero andare a tagliare posti di lavoro).
Infine, la cosiddetta “flat tax” riguarderà l’anno prossimo soltanto i lavoratori autonomi e imprenditori individuali, che avranno un’aliquota al 15% fino a 65.000 euro di reddito, a meno che non possiedano quote in una srl di qualsiasi tipo. Rimandata a dopo il 2020 la “dual tax” che dovrebbe ridurre la progressività dell’IRPEF prevedendo due sole aliquote al posto delle attuali cinque, al 23% fino a 75.000 euro e 33% sopra i 75.000 euro, cosa che avvantaggerà in proporzione i redditi più alti e causerà forti riduzioni del gettito fiscale, con impatti prevedibilmente negativi sui servizi pubblici.
Andando oltre la propaganda quotidiana, ci sembra essenziale ragionare insieme su quali siano le idee di fondo che guidano il governo Lega-M5S. In questo modo è possibile capire perché questa manovra non affronta né risolve i problemi economici e sociali del nostro paese: le cause storiche e strutturali del debito pubblico, le forti diseguaglianze sociali, i bassi salari, l’assenza di politiche industriali, l’elevato tasso di disoccupazione e di precarietà lavorativa, il sotto-finanziamento e le carenze dei servizi pubblici fondamentali come la sanità, l’istruzione, i trasporti, la forte evasione fiscale, la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata.
Da questo punto di vista, quello che non va nella manovra è soprattutto quello che non c’è: manca una tassa patrimoniale, che possa davvero operare una forte redistribuzione del reddito dall’alto verso il basso; mancano misure per ridurre la forbice dei salari e per aumentare le retribuzioni; manca un piano industriale che riqualifichi l’apparato produttivo e avvii la riconversione ecologica e sociale dell’economia; manca un piano per l’occupazione e per il vero superamento della precarietà; mancano investimenti sui diritti fondamentali che garantiscono la qualità della vita, dalla salute all’istruzione; manca una strategia monetaria e finanziaria per rompere la morsa del debito pubblico che, alimentato soprattutto dalla spesa per interessi, strangola gli investimenti e frena la redistribuzione delle ricchezze
Alessandro Volpi, docente di storia contemporanea ed esperto di globalizzazione economico-finanziaria, Francuccio Gesualdi, fondatore del Centro Nuovo Modello di Sviluppo e promotore di una campagna contro il debito, Roberta Fantozzi, responsabile nazionale per le politiche economiche e del lavoro di Rifondazione Comunista, si confronteranno su questi temi e su quelli che verranno proposti dal pubblico, con l’obiettivo di costruire una opposizione e una credibile alternativa a questo governo e alle politiche del centro-sinistra, a livello nazionale ed europeo.