TORNANO A RULLARE I TAMBURI DELLA GUERRA

Pisa 13 gennaio 2020

Il provocatorio assassinio di Soleimani che, come prevedibile, ha generato la reazione iraniana ad un palese atto di guerra da parte statunitense, non può esser letto come una semplice “alzata di capo” di Trump con lo scopo di “distrarre” l’opinione pubblica dai propri guai interni (il possibile impeachment e il calo dei consensi in vista delle presidenziali di novembre 2020). L’azione terroristica contro il generale iraniano è in realtà un nuovo chiaro passo verso la militarizzazione delle relazioni politiche su scala internazionale.

L’intervento statunitense in Medio Oriente ha come obiettivo il ridimensionamento dell’Iran come potenza regionale in grado di resistere e contrapporsi sia agli interessi delle petromonarchie del Golfo (Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein) che a quelli espansionisti e razzisti di Israele, ovvero ai maggiori alleati degli USA nella regione. A questo scopo, da almeno vent’anni (ma si potrebbe risalire alla prima Guerra del Golfo del 1990-91), la “comunità internazionale” – trainata dagli interessi statunitensi ed euro atlantici – pur con qualche esitazione, ha finito per avallare la pericolosa e criminale distruzione di stati sovrani come l’Iraq e la Libia, adottando la medesima linea anche contro la Siria, senza riuscire però ad ottenere i risultati sperati.

In realtà Trump, pur in forme folkloristiche e grottesche, interpreta una visione strategica sempre esistita nei settori più retrivi e bellicisti degli Stati Uniti, finalizzata a mantenere e consolidare – ad ogni costo – agli USA un predominio di tipo imperiale sul mondo: la partita mediorientale si iscrive quindi in una contesa più complessiva con il fine, dichiarato più volte dallo stesso Trump, di frenare il crescente ruolo internazionale di Cina e Russia, sia sul piano economico-commerciale che su quello geopolitico e militare.

Le conseguenze delle tensioni internazionali, oltre alle immani tragedie per le popolazioni civili in caso di guerra, avranno effetti anche sulle condizioni delle masse popolari nei paesi europei: a breve sono prevedibili sensibili aumenti delle tariffe dovuti alla crescita del costo del petrolio, oltre ad un aumento delle spese militari – già chiesto più volte da Trump ai paesi europei della NATO – a scapito dei servizi sociali e di quelli pubblici (sanità, pensioni, istruzione, trasporti). Inoltre, in caso di guerra, la legislazione contro i migranti si inasprirebbe ulteriormente per fronteggiare le prevedibili nuove ondate di profughi sulle nostre coste e ai confini europei, nel tentativo di sfuggire alle devastazioni che la guerra inevitabilmente produce.

Guerra che, anche se apparentemente lontana colpisce sempre e innanzitutto –non dobbiamo mai dimenticarlo!- le classi lavoratrici e subalterne, mentre produce enormi profitti per le elites delle industrie militari.

Le azioni degli Stati Uniti, non concordate con altri e in palese violazione del diritto e dei trattati internazionali, contraddicono l’articolo 11 della nostra Costituzione e ledono i principi del nostro ordinamento democratico. Per questo come comunisti/e sosteniamo, ormai da tempo, che siano venuti meno i presupposti e le condizioni della stessa appartenenza dell’Italia alla NATO, oggi evidentemente infondati anche sul piano della “legalità formale”.

Infine, ma non ultimo per importanza, occorre ancora mobilitarsi contro la presenza sul nostro territorio di Camp Darby, base statunitense operativa per la logistica e per il rifornimento delle armi nei settori di guerra nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Non solo per l’arrogante prepotenza USA evidenziata da questa nuova fiammata bellicista, ma anche perché questa base rappresenta un rischio sempre più elevato per la cittadinanza per la quantità di armi (anche nucleari?) stoccate e in transito.

Come Rifondazione Comunista Pisa lanciamo un appello perché cittadini e cittadine, istituzioni, movimenti contro la guerra e per la Pace si mobilitino immediatamente per la demilitarizzazione di tutto il territorio compreso tra l’aeroporto di Pisa e il porto di Livorno

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