“E’ giunto il momento di estendere la responsabilità sociale ad aziende quotate su mercati finanziari e usare il profitto per coprire stipendi”

A cura del Coordinamento Provinciale PRC Pisa

Pisa 11 aprile 2020. È del tutto evidente che il protrarsi di questa situazione di fermo economico produrrà una crisi dalla quale potrebbe risultare difficile uscire in tempi brevi e senza un drammatico aumento degli effetti negativi sulle fasce più deboli della popolazione e l’inasprimento delle disuguaglianze. Inoltre, come viene previsto a livello scientifico, la possibile ripresa dell’epidemia aggraverebbe la situazione. “Io resto a casa” può sembrare una soluzione immediata per il contenimento dell’epidemia, ma in assenza di una strategia più complessiva rischia di essere uno strumento ingestibile e soprattutto di produrre danni economici irreversibili.
Il lockdown di queste settimane sta, infatti, palesando un paradosso: da un lato situazioni di estremo disagio, come nel caso di attività congelate o perdute degli operatori del settore della ristorazione e del turismo, mentre parallelamente molti dipendenti – pubblici e non – vedono aumentare i depositi tramite lo smartworking domiciliare a stipendio pieno, a fronte di una spesa sicuramente più contenuta. Nessuna delle variazioni previste nel Decreto del 10 aprile modifica nei fatti questa situazione, che continua nel solco delle ultime settimane: una apertura verso deroghe eccezionali a poche attività ma senza tutelare pienamente né i lavoratori né una ripresa economica.
La responsabilità sociale deve essere obbligatoriamente estesa alle imprese ed in particolare alle S.p.A quotate sui mercati finanziari. Sarebbe assurdo, infatti, pensare che tali società possano elargire i dividendi relativi agli utili del 2019 proprio in questi giorni. Il governo dovrebbe impedire per decreto tale possibilità, obbligando le società ad utilizzare gli utili per coprire i salari dei lavoratori e per gli investimenti. Non sarebbe infatti accettabile che, a fronte della divisione degli utili, la fiscalità generale – tramite INPS – sostenesse la cassa integrazione magari della stesse aziende. In Toscana, questo paradosso potrebbe essere ben rappresentato dalla società Toscana Aeroporti, che in passato aveva provveduto a dividere fra gli azionisti oltre il 90% degli utili (9,8 milioni) in concomitanza con le esternalizzazioni di alcuni rami aziendali. In questo caso dovrebbe essere anche la Regione ad intervenire direttamente.
Come già affermato precedentemente, pare che in questa fase non si stiano elaborando strategie di contenimento tali da far ripartire le attività economiche in condizioni di sicurezza. Anzi, la proposta di adottare test sierologici o il tampone per “certificare” aziende coronavirus-free, potrebbe palesare una pericolosissima scorciatoia. Al contrario, si dovrebbe invece pretendere l’adozione e il rispetto assoluto di protocolli di sicurezza, quindi uso di DPI veri, riduzioni delle compresenze con limitazioni di orario e turnazioni. Ovviamente in questo contesto è necessario il coinvolgimento dei sindacati. Prevenzione e protezione che dovrebbe estendersi al sistema strutturale e infrastrutturale. Limitare la grande distribuzione dovrebbe essere un altro punto su cui intervenire immediatamente, non tanto e non solo per le evidenti implicazioni epidemiologiche, ma anche per quelle sociali. La crescita degli utili della grande distribuzione di queste settimane la dice lunga sulla potenzialità di tornare ad una diffusione delle attività di vicinato e di sostegno delle produzioni locali. In questo caso sarebbe importante la pressione dei comuni, anche attraverso iniziative proprie come le aperture di spacci locali.
In via del tutto non teorica, la prevenzione può essere sostenuta anche tramite il diritto universale all’accesso a cibo di qualità, che sicuramente non può essere sostenuto dalla logica del profitto della grande distribuzione.

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