QUALE DESTINO PER I BAGNI TERMALI DI CASCIANA? Il settore riabilitativo come prospettiva di interesse pubblico

La grande stagione del termalismo sociale nel nostro paese ha inizio con la combinazione tra ricerca terapeutica e misure di welfare e l’inserimento di tale terapia nel Sistema Sanitario Nazionale.

La fine del termalismo sociale, cioè della possibilità di usufruire di cure termali rimborsate dal Sistema sanitario nazionale, risale agli anni ‘90: l’introduzione del ticket, il disinvestimento dello Stato in questo settore e la legge Bassanini, la concessione ai territori di appropriarsi di beni fondamentali, i tagli alla spesa pubblica hanno provocato disinvestimento nella ricerca scientifica e allontanato il settore dal Sistema Sanitario Nazionale.

Il passaggio dalla destinazione curativa fondata sulla salute a quello “del benessere” o wellness ha trasformato decisamente il tipo di offerta, spostandosi verso un target turistico selezionato, con approcci di marketing e di impatto sui territori e sui luoghi che hanno prodotto un vero e proprio “mercato della salute”, con nuovi comparti fuori dal contesto termale (le Beauty Farm e i centri benessere).

Tale situazione ha decretato nel tempo una crisi delle località turistico-termali tradizionali, con un drastico calo delle presenze: la diversificazione e l’innovazione di prodotti e offerte in alcune località turistiche termali hanno portato queste ad integrarsi nel nuovo mercato del benessere. La scissione tra turismo termale e turismo del benessere (il cosiddetto wellness tourism) ha permesso a imprenditori privati di incrementare il settore delle moderne SPA o Beauty Farm, riducendo il settore termale dedicato alle terapie per la salute.

LA TOSCANA

Regione leader del termalismo italiano per la qualità fino ai primi anni Novanta, la Toscana ha subito la grande crisi del comparto, andando incontro ad una fase discendente inesorabile per il settore tradizionale.

Dal 75% di arrivi termali in Toscana, alla fine degli anni Settanta, nelle due località termali di Chianciano e Montecatini, con buone prospettive di ulteriore sviluppo, gli stabilimenti termali delle due località e quello di Casciana ad inizio anni Novanta vennero attribuiti temporaneamente all’IRI, per poi passare agli Enti Locali con la prospettiva della privatizzazione: per realizzare questo processo era necessario intervenire su alcuni parametri, innanzitutto quello relativo al costo del personale, per renderle concorrenziali con le altre terme italiane, in particolare quelle gestite privatamente.

I tentativi di privatizzazione furono negativi per il termalismo regionale, con grandi difficoltà riscontrate soprattutto a Montecatini Terme, mentre le Terme di Casciana optavano per rafforzare le prestazioni riabilitative.

Le modifiche amministrative e normative introdotte dalla Regione Toscana a inizio anni 2000 portarono alla dismissione delle partecipate, accelerando il processo di privatizzazione del sistema termale regionale.

CASCIANA TERME

Le Terme di Casciana rappresentano ancora un patrimonio strategico per la nostra realtà locale e non solo. Il Centro di Riabilitazione Motoria delle Terme di Casciana in Toscana costituisce un’eccellenza nel panorama nazionale della riabilitazione in ambiente termale. Accreditato dal Servizio Sanitario Nazionale, svolge una valida attività per il recupero funzionale di tutto l’apparato muscolo scheletrico.

Dopo la prima fase della pandemia, con il progetto di riabilitazione post covid-19, ha prodotto ottimi risultati sia a livello motorio che respiratorio, facilitando anche il recupero psicologico degli utenti. Il progetto si rivolge ad un’ampia categoria di soggetti, anche quelli che, una volta conclusa la fase critica dell’infezione, presentano conseguenze legate alla lunga degenza in ospedale, alla perdita di forza e massa muscolare, alla ridotta funzione respiratoria da danno polmonare e, dunque, richiedono senza dubbio un percorso riabilitativo multidisciplinare.

La recente conclusione del percorso di riorganizzazione societaria, seguita alla dismissione delle partecipazioni da parte della Regione Toscana, rischia di aprire ad una privatizzazione di cui non si conoscono gli esiti, temiamo infausti, visto la totale mancanza ad oggi di un serio piano industriale sul rilancio delle stesse e anzi l’incognita di una loro progressiva dismissione.

La società di gestione Bagni di Casciana (con un accordo sull’utilizzo degli immobili di proprietà) è di proprietà al 100% del Comune, che ha iniziato una ricerca di socio privato non solo per la parte benessere, ma anche per quella sanitaria riabilitativa: sino ad oggi, sotto il profilo della promozione delle politiche aziendali, il tutto è stato finalizzato esclusivamente al contenimento dei costi, tralasciando e abbandonando completamente la promozione del termale sul mercato regionale, nazionale ed internazionale, ponendo di fatto la nostra struttura termale fuori dal mercato.

Il Partito della Rifondazione Comunista, a livello regionale, provinciale e comunale, è stato contrario alla cessione delle quote regionali, e conseguente privatizzazione, delle nostre Terme di Casciana, come pure dell’intero settore, sin dalla delibera regionale che ne prevedeva la liquidazione e continua ad esserlo oggi che il processo si è concluso e con le peggiori prospettive. 

La nostra ferma opposizione a questa privatizzazione è anche una delle principali ragioni per cui i nostri consiglieri comunali sono usciti dalla maggioranza e la nostra assessora è stata estromessa, con il ritiro delle deleghe da parte del Sindaco Terreni, dalla Giunta comunale.

È necessario, vista anche la ripresa del settore termale, un rilancio pubblico delle Terme di Casciana, a partire dalla parte sanitaria, impiegando immediatamente le risorse promesse dalla Regione e attuando, di concerto con l’assessorato regionale alla sanità, un vero piano strategico della parte riabilitativa e sanitaria, con nuovi servizi e prestazioni, come il progetto di riabilitazione post covid-19 a cui si è accennato.

Anche sul versante lavoro già da tempo sono presenti processi di precarizzazione, per il sottodimensionamento dell’attività termale rispetto alle potenzialità che potrebbe avere: il personale risulta carente nella quantità, ma soprattutto nelle figure professionali stabili necessarie per il funzionamento della struttura, gestite come  interinali anziché dipendenti di un’Azienda che eroga servizi di interesse collettivo.

Ribadiamo, dunque, il nostro No convinto a qualsiasi processo di privatizzazione del nostro settore termale e chiediamo al contrario un forte potenziamento pubblico a partire dalla stabilizzazione del lavoro e la fine di ogni forma di precarizzazione e sottrazione dei diritti dei lavoratori termali.

Segreteria Provinciale

Partito della Rifondazione comunista

Federazione di Pisa

Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Pisa

Via Giovanni Battista Picotti, 19 (56124, Pisa)- Tel: 3491636503

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