Il Tubone? Dopo le opere di messa in sicurezza degli argini del Serchio e solo se , dopo l’attuazione delle previsioni del Parco, sarà realmente necessario.

acquedotto_tubo-300x225 A cura del Circolo PRC di Vecchiano

Abbiamo appreso dal consigliere provinciale Andrea Corti, che la Provincia di Pisa ha pronti gli atti per la cantierizzazione della derivazione che dovrebbe immettere nel lago acqua prelevata dal Serchio qualora il lago di Massaciuccoli, presumibilmente in estate, si trovasse in deficit idrico tale da comportare un abbassamento delle acque di – 30 cm sul livello del mare.

Le nostre perplessità sono confermate dalla Valutazione Ambientale Integrata che nella relazione della conferenza di servizi del 2 luglio 2013 riporta “La complessità dell’ecosistema Lago e Padule di Massaciuccoli nelle sue componenti biotiche e abiotiche e le numerose variabili in gioco (condizioni climatiche e piovosità dell’anno, assetto dei livelli del lago, disponibilità di acque nel Serchio) rendono di fatto difficile, come evidenziato anche dagli stessi studi e modellizzazioni sopra citati, quantificare con certezza quale possa essere il livello dei benefici attesi nei confronti delle diverse componenti biotiche e quindi l’ecosistema nel suo complesso.” E che “L’esatta quantificazione del beneficio potrà essere verificata solamente dal monitoraggio post operam”.

Crediamo che la resurrezione del lago non possa avvenire attraverso cure palliative, ma necessiti della messa in campo di esperienze come quella della fito depurazione e solo dopo una preventiva attuazione delle scelte previsionali che il Piano del Parco Migliarino San Rossore Massaciuccoli, già nel 1989, prevedeva.

L’assurdità, consiste nel fatto, che il lago ha già ingoiato milioni di euro, ricevendo soltanto parziali o inadeguati benefici, (basti pensare alla scelta del riempimento del fosso che circondava il lago nel Padule di Vecchiano) anche se qualche effetto lo hanno prodotto per la messa in sicurezza dei territori ad esso contermini.

Crediamo che immettere acqua in mare, attraverso il canale artificiale della Bufalina durante le piene del lago, sia una scelta giustificabile solo perché ha lo scopo di salvaguardare l’incolumità pubblica di chi lavora e vive intorno al lago o sui terreni strappati al normale bacino di espansione dello stesso.

Andare a prevedere ed attuare zone di riallagamento, con congruo indennizzo per gli agricoltori o mediante un sostegno economico e tecnico per la riconversione dell’agricoltura, sarebbe un’opportunità per il nostro territorio, non solo per il miglioramento del lago, ma anche per la qualità della vita dei cittadini e come stimolo per un turismo ambientale sostenibile.

Crediamo che uno dei temi centrali su cui riflettere, sia quello dell’interrimento del lago causato dal trasporto attraverso le idrovore, di particelle dei terreni di bonifica in sospensione nelle acque.

Sostenere motivazioni come quella dell’Assessore Picchi nel Consiglio Comunale di Vecchiano (11 aprile 2013) che il tubone porterebbe benefici all’agricoltura, è solo facile propaganda per accaparrare consensi all’opera. Quello che serve è una seria e concreta capacità di rispondere alle reali esigenze di una agricoltura che dovrà necessariamente trovare modelli colturali, capaci di convivere con il delicato ecosistema lacustre. Addurre acqua nuova al lago per permettere ulteriori dilavamenti della torba di bonifica, non arresta, né il fenomeno dell’interrimento, né quello del trasporto di sostanze inquinanti, quali fosforo e azoto, alle acque del lago.

In uno dei seminari sul lago qualcuno affermava, che attraverso il tubone si sarebbe portata acqua chiara al lago, favorendo nel punto di innesto un processo di rivitalizzazione che in seguito si sarebbe esteso al resto del bacino lacustre. Questa persona però non ha fatto i conti con l’assenza di misure atte a contrastare l’arricchimento di nutrienti e la torbidità (che non si sa se, come e quando verranno finanziate).

Oggi è prematuro pensare che in un bacino di 9 milioni di metri cubi (da cui in inverno espelliamo per la sicurezza idraulica circa 15 metri cubi al secondo nelle fasi piena) si possa immettere acqua dal Serchio per 3 mesi l’anno, non potendone quantificare prioritariamente i benefici, per compensare un deficit idrico di circa 30 milioni di metri cubi l’anno.

La drammatica alluvione del 2009 ha portato nel lago più di 30 milioni di metri cubi di acqua ma ciò non ha comportato effetti di miglioramento significativi nella qualità delle acque.

La scelta di finanziare con 20 milioni di euro la derivazione (tubone) dal Serchio al Lago di Massaciuccoli è in tutta evidenza errata, sopratutto alla luce delle criticità emerse a seguito dell’alluvione del 2009. Esse hanno evidenziato, quanto sia prioritario da parte degli enti pubblici, investire nelle manutenzioni arginali del Serchio e del Lago, ma anche delle colline e delle montagne, che oggi fanno parte dello stesso consorzio di Bonifica, al fine di garantire l’incolumità dei cittadini.

Se poi si vuole leggere la necessità di spendere sul territorio questi soldi perché come ha recitato l’Assessore Provinciale Walter Picchi nel Consiglio Comunale in Seduta pubblica aperta dell’11 aprile 2013: “si farà lavorare tante aziende perché di questi tempi bisogna far lavorare anche le aziende chiaro! Anche a me sarebbe piaciuto spenderli per la sicurezza idraulica e si sarebbe fatto molto di più però il tempo che si è speso per fare la progettazione, ormai siamo alla valutazione di impatto ambientale (voci di sottofondo). Non è che non serva a nulla, noi non abbiamo detto che non serve a nulla… è utile il tubone però in questo momento sarebbe stato più utile che quelle risorse venissero sulla sicurezza idraulia […]”

Sinceramente, non comprendiamo come la politica non possa rispondere alla necessità di lavoro, impegnandosi per cambiare i vincoli sulle assunzioni della Pubblica Amministrazione, permettendo di assumere persone che lavorino quotidianamente per la manutenzione e sicurezza del territorio piuttosto che garantire mega appalti per la realizzazione, da parte di poche ditte, di “grandi opere”.

Ci sorprendiamo come la politica sia sorda al mutare delle condizioni di criticità dovute ai cambiamenti climatici che stanno interessando non solo il nostro territorio.

I continui tagli e spostamenti di risorse, operate dai Governi che si sono succeduti negli ultimi anni, sono stati giustificati come necessari, per evitare spese inutili a vantaggio di quelle realmente necessarie. Se questa è la logica, perché la Provincia non rinuncia all’opera chiedendo al Ministero di indirizzare queste risorse per la salvaguardia dell’incolumità della popolazione? Perché non destinarle a quelle misure ritenute necessarie dall’Autorità di Bacino del Serchio per la riduzione del rischio idraulico?

Possibile che la Provincia stia ancora chiedendo, mendicando presso il Ministero, risorse per gli adeguamenti arginali previsti dal Piano di Assetto idrogeologico dell’Autorità di Bacino?

E lo stesso ministero (Matteoli prima, Pecoraro poi) abbia appostato queste risorse per un opera, in futuro forse utile al riequilibrio idrico, con dubbi vantaggi ambientali, non curandosi delle opere a salvaguardia per l’incolumità pubblica?

Sostenere che se queste risorse non venissero impiegate sul territorio andrebbero perse, non è una motivazione valida! Rimettere nelle casse del ministero questi soldi, potrebbe significare iniziare ad indirizzarle verso opere a tutela dell’incolumità pubblica e magari a vantaggio del riassetto idrogeologico del nostro territorio. Se esiste infine una scala che evidenzia realtà più a rischio della nostra, si investa per salvaguardare in primis chi ha più bisogno.

Per questo, chiediamo alla Provincia di Pisa, alla Regione e al Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura, di indirizzare le risorse previste per il Tubone alla risistemazione delle arginature secondo quanto previsto dal PAI del Serchio approvato dall’Autorità di Bacino e all’attuazione delle misure previste dal Piano del Parco del 1989:

– dragatura del canale Barra;

– potenziamento della pompa di adduzione di acqua della Baccanella:

– realizzazione di aree di riallagamento;

– sostenere economicamente la riconversione agricola dei territori della bonifica di Vecchiano, con incentivi agli agricoltori ed indennizzi congrui al mantenimento di una economia agricola che fino ad oggi, è stata la più importante ricchezza non solo economica ma anche sociale del nostro territorio e dovrà, a nostro avviso, continuare ad esserlo anche in futuro.

Oggi è fondamentale, dare la priorità ad interventi di manutenzione idraulica del territorio. Destinare una parte dei 20 milioni di euro già stanziati a beneficio della sicurezza dei cittadini di Vecchiano (già duramente provati dall’alluvione del 2009) non richiede coraggio politico ma solo buon senso e la certezza, di aver contribuito ad evitare ulteriori disastri, come quello che nel 2009 ha comportato una spesa, dello Stato per riparare ai danni, di oltre 130.000.000 di euro.

Il nostro non è un NO pregiudiziale alla “derivazione”, ma riteniamo che debba essere l’ultima delle ipotesi ed azioni da mettere in campo, altrimenti, corriamo il rischio di non interrompere mai il circolo vizioso che ha distrutto il lago.

  • Per il Partito della Rifondazione Comunista – Circolo di Vecchiano

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