Riorganizzazione del sistema sanitario toscano:”proposte estemporanee e per alcuni aspetti pericolose”

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a cura del Gruppo Consiliare

PRC Regione Toscana

Su un tema delicato e primario come la sanità il dibattito sulle cosiddette “sforbiciate” ci pare stia assumendo i contorni del “dilettanti allo sbaraglio”. Se infatti, in nome anche ai risparmi, siamo stati per anni in splendida solitudine, in maggioranza, a chiedere accorpamenti e riduzioni delle ASL, lo facevamo però nell’ottica di arrivare ad una riorganizzazione strutturale del sistema che avesse come cardini minori costi per la collettività e minori costi per il cittadino. Ora invece, dalla sera alla mattina (dopo che in quattro anni e mezzo si era prodotta, e manco tutta, la sola riduzione degli Estav) arriva la proposta “salvifica” di Rossi, estemporanea e fatta in assenza totale di una previsione di una riorganizzazione complessiva del sistema, e con tanto di piani A, B e C.

E con mancanza di chiarezza su aspetti fondamentali, come il ruolo delle aziende sanitarie universitarie e se verranno mantenute o meno anche altre aziende sanitarie. Il tutto in assenza, da quattro anni, del Piano Sanitario Regionale, e proprio ora, alla vigilia della sua presentazione, arriva questa proposta! Come andranno d’accordo il piano in itinere e lo stravolgimento avanzato da Rossi dalla sera alla mattina è difficile da capire. Francamente emerge anche ancora una volta, quindi, una vera e propria esautorazione del ruolo del Consiglio. Tutto questo senza passare sotto silenzio l’altra grande questione sul tappeto, cioè l’estensione del cosiddetto “super ticket” per gli interventi,  sulla quale è centrale la fascia di reddito: una soglia come quella proposta di 50 mila euro lordi di reddito familiare potrebbe portare molte famiglie (non certo in condizioni da super ricchi) a rinunciare alla prestazione e quindi sarebbe messa in gioco l’universalità del sistema sanitario. Le proposte di Rossi (un sistema meno costoso per lo Stato ma più costoso per il cittadino) sono pericolose perché, aprendo la strada alla rinuncia alla fiscalità generale per il finanziamento si mette in discussione un sistema che costa relativamente poco e tutela tutti. Insomma tende ad aprire uno spartiacque fra i ceti medi e alti (spinti così in uscita dal sistema sanitario pubblico) e gli altri, contribuendo a confinare il futuro della sanità pubblica come destinata ai soli indigenti, e con scarse risorse.

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