“Sganciate il nastro rosso!” – Ferrero presenta Pigs!

[da Lavocedelserchio.it] “Segretario, mi fai una firma?”. “Volentieri”, risponde Paolo Ferrero. E scrive: “Buona lettura” sulla prima pagina di Pigs! La crisi spiegata a tutti. Siamo al Circolo Arci “Pace e lavoro”, nel cuore della Pisa operaia di un tempo non molto lontano e sono preso dalla lettura delle tre paginette dell’introduzione intitolata Sganciate il nastro rosso! che racconta un fatto personale capitato a Ferrero all’aeroporto di Torino, “metafora della situazione che viviamo nella crisi”, e che ovviamente non riassumo. La sera di martedì 20 novembre nella sala ci sono solo posti in piedi per la presentazione del nuovo libro di Ferrero.


Ciccio Auletta, giornalista di Pisanotizie introduce la discussione partendo dall’intento divulgativo dell’autore, che ha utilizzato una narrazione semplice con l’obiettivo di “disinnescare i luoghi comuni sulla crisi”. La sala è come percorsa da un brivido quando Ciccio Auletta sottolinea la parola “guerra” utilizzata più volte nel libro dal segretario di Rifondazione Comunista per indicare la pesantezza di questa crisi, “una guerra che il capitale finanziario sta combattendo contro i popoli” (p. 22), “il fiscal compact avrà l’effetto di una vera e propria guerra” (p. 48). Ai luoghi comuni è dedicata la prima parte del libro; la seconda riprende nel titolo la nota espressione di Rosa Luxemburg “Socialismo o barbarie”; la terza, intitolata “Per uscire dalla crisi”, è un lungo elenco di 38 obiettivi realizzabili “nella piena disponibilità dello Stato italiano”.

Ferrero comincia la presentazione del libro col suo solito stile ruvido e schietto, di uno che dice “quello che è bianco è bianco e quello che è nero è nero”, ereditato dal padre come si legge nella dedica. Ecco come dice che nella società c’è molto malumore, poco conflitto e il governo Monti è egemone: “Ho scritto questo libro perché molta gente è arrabbiata contro i provvedimenti che il governo prende, ma non ha idea dell’alternativa per uscirne. Mia madre è sempre più arrabbiata, ma dice che c’è la crisi, che qualcosa bisogna pur fare e Monti è una brava persona”.

Prosegue Ferrero: “Il libro cerca di dare una mano a capire alle persone come mia madre, è una forma di alfabetizzazione alle questioni dell’economia. Monti parla un linguaggio a cui nessuno sa controbattere. Libri come questo una volta venivano diffusi con l’Unità o con Rinascita. Senza conoscenza non c’è alternativa”. Per questo il riferimento a Don Milani come epigrafe del libro: “L’operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo lui è il padrone”.

Ferrero smonta la vulgata sul debito pubblico italiano, arrivato quasi a quota 2000 miliardi, e afferma che il problema è la speculazione che spinge i paesi che ne sono colpiti, i cosiddetti paesi Pigs (Portogallo, Irlanda o Italia, Grecia, Spagna) “a demolire i diritti dei lavoratori, licenziare, tagliare stipendi e pensioni” (p. 24). Il segretario lo sottolinea in più punti: “I tagli non sono obbligatori, Monti e Draghi usano la crisi per imporre tagli e privatizzazioni”, in questa “lotta di classe allo stato puro fatta su scala internazionale dai capitalisti contro i lavoratori” (p. 24).

Approfondita l’analisi sugli effetti del fiscal compact, “la cosa peggiore del governo Monti”, che peserà come un macigno su qualunque maggioranza di governo, mentre desta stupore la rimozione di questo tema dal dibattito sulle primarie del centrosinistra e dalle scelte elettorali della sinistra. “Ma che cosa prevede il fiscal compact?”, domanda il segretario, “Il trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria impone che tutti i paesi dell’eurozona in cui il rapporto debito/Pil superi il 60% debbano rientrare il vent’anni nei parametri previsti. Vuol dire che in Italia, dove si sfiora il 120%, si dovrà rientrare del 3% l’anno. Fatti i conti si tratta di tagliare circa 900 miliardi di euro in vent’anni: all’incirca 45 miliardi l’anno di tagli alla spesa pubblica che si vanno ad aggiungere agli effetti dell’obbligo del pareggio di bilancio”” (p. 50).
In poche parole, “Oltre alle stangate di Berlusconi e Monti, per i prossimi vent’anni ci saranno anche tagli di almeno 45 miliardi di euro (90.000 miliardi di vecchie lire). Una stangata pazzesca – ogni anno per vent’anni – destinata a produrre gli effetti di una guerra”.

“Il fiscal compact – sostiene Ferrero – è il contrario del New Deal praticato da Roosevelt negli stati Uniti dopo la crisi del 1929”, quindi la condizione necessaria per uscire dalla crisi è “abolire il fiscal compact e riscrivere i trattati europei” (p. 204) e “costruire un New Deal di classe in Italia” (p. 208). Dopo aver ribadito che Monti si muove nello stesso solco di Berlusconi con la differenza che chiama “tecnica” la sua politica di destra: “è un governo dalla parte delle banche, dei militari, dei padroni e contro il sindacato e i lavoratori. Più politico di così!” (p. 99) si arriva al “Cosa vogliamo noi” dell’ultima parte del libro che a Paolo Ferrero piace chiamare “Socialismo del XXI secolo”.

Ciccio Auletta presenta la geografia della crisi a livello locale e stimola la discussione nella quale intervengonoAntonella Bellagamba, RSL/RSU Fiom della Piaggio, “Non posso pensare di restare alla catena di montaggio fino a 66 anni”; Michele Campana, CDC SpA, “Dopo il boom dell’informatica ora c’è la crisi di acquisto dei prodotti informatici, è arrivata la cassa integrazione e c’è il rischio della liquidazione totale dell’azienda”; Giulio Garzella della Confesercenti, “La crisi ha colpito i lavoratori, ma anche le attività commerciali, i consumi si sono ridotti e le saracinesche degli esercizi di piccolo dettaglio sono chiuse”; e l’imprenditore che opera nel campo delle energie ronnovabili Valerio Morellato accolto da un caloroso applauso per aver rifiutato una commessa del gruppo Finmeccanica in nome dell’etica.

Nella seconda parte della serata Ferrero fa il punto sulle primarie che si svolgono oggi, che in questa sala sono viste con molto disincanto e dalle quali vedremo il volto del centrosinistra italiano ritratto da una partecipazione di due o tre milioni di persone. Ma Ferrero e Rifondazione Comunista, insieme al sindacalismo di base, insieme a De Magistris e a parte del movimento arancione dei sindaci, insieme  a molti intellettuali e alle migliaia di persone che hanno sottoscritto l’appello “Cambiare si può! Noi ci siamo” (primo firmatario Luciano Gallino) si preparano a scattare un’altra fotografia che ritrae una lista unitaria e di sinistra antiliberista alle politiche del 2013. Ma qui si apre un capitolo ancora tutto da scrivere.

Ovidio Della Croce

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